“La difficoltà maggiore che stiamo vivendo è la mancanza del karate nella sua interezza. Praticare significa lavorare sul campo, il dojo, con i propri compagni e il proprio maestro. Imparare attraverso il contatto diretto: praticare significa attuare concretamente la propria arte. Tutta questa situazione che ci affligge comporta una carenza notevole di stimoli negli allievi, una grande difficoltà per gli insegnanti nel trovare un metodo valido per trasmettere e l’impossibilità di fare karate nella sua completezza: è uno sport da contatto, la categoria più colpita”. A dirlo è Nicola Bianchi, campione di karate che assieme alla moglie Annalisa Casini gestiste una palestra in Versilia, in provincia di Lucca, e che da un anno a questa parte fa i conti con limitazioni e chiusure imposte dalla pandemia. Dal 2020 ad oggi hanno dimezzato gli iscritti in palestra, ma senza mai fermarsi, reinventando il metodo per insegnare karate: attraverso uno schermo di un monitor e lezioni online.
Bianchi, 37 anni di Viareggio, in carriera ha ottenuto 21 ori, 13 argenti, 7 bronzi a livello nazionale (FIKTA), 1 oro, 4 argenti, 2 bronzi a livello europeo (ESKA) e soprattutto 1 oro, 2 argento, 2 bronzo a livello Mondiale (WSKA). Non è da meno sua moglie, Annalisa Casini, 29 anni, perugina di nascita e viareggina d’adozione: 10 ori, 8 argenti, 7 bronzi a livello nazionale, 1 oro, 1 argento, 1 bronzo a livello europeo (ESKA) e 2 ori, 1 bronzo a livello Mondiale (WSKA). Attualmente Casini è l’unica italiana ad aver mai vinto un Campionato del Mondo individuale WSKA. Assieme, dal 2014, gestiscono la palestra Junkan Dojo Asd. “All’inizio del lockdown nel marzo 2020 avevamo circa 60 iscritti, oggi sono 35. Alla riapertura delle palestre ci siamo spostati da Viareggio a Camaiore, per avere spazi più ampi. In primavera abbiamo usato un grande campo all’aperto per allenarci”. Poi è scattato il divieto di allenarsi in presenza. “Né io né Annalisa abbiamo mai interrotto le attività, non ci siamo arresi. Abbiamo continuato a proporci con tutti gli strumenti possibili: 6 lezioni online a settimana, partecipazioni a stage online di carattere internazionale, gare e concorsi per bambini: tutto quello che si poteva fare lo abbiamo sempre fatto”. Purtroppo, però col passare del tempo le defezioni si sono fatte sentire. “Siamo passati dai 60 iscritti a 35: chi ha preferito interrompere attende con ansia la ripresa delle attività. Ma, certo, il lungo periodo di attesa può far scadere la voglia di ripartire”, dice il campione di karate che in carriera ha collezionato 40 qualificazioni a livello nazionale, 7 a livello europeo e 5 a livello mondiale.
Bianchi, come chiunque gestisce una palestra in Italia, non vede l’ora di poter ripartire. “Siamo pronti ad attuare qualsiasi misura di sicurezza – dice – purché avvenga una vera riapertura dei luoghi di benessere fisico e psicologico. La pratica del karate, per noi insegnanti e per i nostri allievi, è un bene di prima necessità. Per il karate, sport di contatto, l’impossibilità di fare attività in presenza è molto penalizzante, specie per i bambini”.
“Della chiusura delle palestre – aggiunge Nicola Bianchi, che come la moglie Annalisa Casini, ha rappresentato anche la nazionale azzurra di karate ai mondiali – ne risentono tutti: gli adolescenti per i quali è un momento di crescita, gli adulti per i quali è un momento di sfogo. Ma a perderci molto sono soprattutto i bambini”. Le lezioni online non sono la stessa cosa. “In questo modo – dice il campione di karate – non hanno abbandonato lo sport, ma i bambini fanno fatica ad apprendere i nuovi esercizi. Inoltre, non hanno contatti con i compagni più grandi che in genere intervengono per correggere e suggerire. Gli manca soprattutto – aggiunge Nicola Bianchi – la socialità, il momento spogliatoio, il confronto diretto e lo sguardo del maestro, che spesso comunica molto altro, al di là delle parole. L’attività fisica è uno degli aspetti essenziali per affrontare una situazione come questa che colpisce moltissimo, anche a livello psicologico”.